Piazza Ottocalli è una piazza del centro di Napoli attraversata da 4 arterie principali della città che qui confluiscono: Calata Capodichino, via Arenaccia, via Santi Giovanni e Paolo, e la “strada dei Ponti Rossi” via Nicola Nicolini. Si trova al rione San Giovanniello, quartiere San Carlo all’Arena, terza Municipalità di Napoli. Sovrastata dalle colonne della tangenziale che caratterizzano la sua veduta, è dai tempi antichi un incrocio molto trafficato, essendo tappa quasi obbligatoria per chi entra a Napoli da nord, via Capodichino. La particolarità che rende noto il luogo è la casa natale di Enrico Caruso, che si trova a pochi passi dalla piazza, nella vicina via di Santi Giovanni e Paolo al civico numero 7. 

Il toponimo “Ottocalli” è una corruzione linguistica di “otto cavalli”. Il “cavallo” era un’antica moneta di rame e di poco valore portante incisa l’effigie di un cavallo su di un lato. Doveva esistere nella piazza una gabella o dogana dove al passaggio si pagava un misero dazio di otto cavalli, ovvero otto monete. A conferma di questa spiegazione esiste nella vicina San Pietro a Patierno un’altra strada che porta simile dicitura, via Quattrocalli. 

Altra teoria  sul nome della piazza è la derivazione Franco Iberica da “Haut calle” (strada alta) oppure “otto calle”, quindi otto strade. Ma come risaputo le strade da cui è attraversata la piazza, senza contare vie secondarie costruite in epoca recente, sono solo 4. Infatti il luogo viene menzionato nelle vecchie cartografie col toponimo di “quadrivio degli Ottocalli”.

È un antico toponimo che trae certamente l’origine del suo significato dal dazio di otto monete e dalla presenza di una gabella nella piazza. Ulteriore conferma di questa tesi è la sua ubicazione posta all’entrata dei confini storici della città, ai tempi in cui esistevano ancora le dogane ed il muro finanziere, quando i quartieri periferici come Secondigliano e San Pietro a Patierno erano ancora comuni autonomi. C. L. 

Note: 

Gino Doria riporta nel suo saggio di toponomastica storica di Napoli che “Otto cavalli” trova menzione nella Confinazione tra la città ed i borghi di Napoli (1743) in appendice a Capasso, senza specificazione di piazza, strada o vicolo. 

D’Ambra scrive in “Acque vecchie ed acque nuove della città di Napoli” 1883 pagina 112 che “Ottocalli” deriva da voce franco-iberica. 

C’è chi sostiene che gli “otto calli” erano il prezzo da pagare per l’affitto di un cavallo, il cosiddetto “valanzino”, per portarsi dagli Ottocalli fin sopra Capodichino.

 Nella “Teorica della legislazione sviluppata sulle basi di un nuovo principio” di Giovanni Francesco Lanzilli del 1840 a pagina 91 si riporta che la piazza prende nome da un uomo messo a morte per aver rubato “otto calli”, ma questa è l’unica fonte che riporta questa fantasiosa teoria non accreditata: “Non si può rammentar senza fremere, che nella capitale di questo regno, la sapienza e l’umanità viceregnale diedero all’estremo supplizio un misero che aveva rubato otto calli (mezz’ obolo) in una pubblica strada, che si chiama ancora degli otto calli, in memoria della sua

sventura.” 

Il cavallo era una moneta di rame emessa per la prima volta nel 1472 da Ferdinando I per Napoli e per la Sicilia. Al dritto portava la testa del re ed al rovescio un cavallo passante.